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Piccolo popolo (gnomi, folletti, etc.), chi li ha visti?


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Oltre un decennio or sono, una ragazza abbastanza nota nel panorama esoterico-sovrannaturale-paranormale italiano raccontò che da bambina sperimentò sulla pelle due esperienze, a suo dire molto particolari, sebbene non si sia mai interessata granché di fate ed elementari.

 

La prima ebbe luogo quando si recò in un campeggio nei pressi di un monte non meglio specificato che si vociferava fosse incantato dai folletti e che, per giunta, in quei dintorni non pioveva mai affinché la gente del posto patisse la siccità per effetto di una maledizione persistente di cui, però, nessuno rammentava la causa o l’anno in cui tutto ebbe inizio.
Addentrandosi nel bosco alle pendici, la ragazza e i suoi amichetti rinvenirono una serie di oggettini rotti di foggia manifatturiera, ossia in qualche modo handmade in miniatura (seggiole, tavolini, seghette…) che, aggiustati e abbelliti, vennero ricollocati nei punti dove erano stati trovati.
Pochi giorni dopo, andarono là spinti da un’irrefrenabile curiosità e fu maggiormente strano: stando sempre alle parole della ragazza, gli oggetti erano spariti, ma al loro posto erano lì ad attenderli una cospicua quantità di bacche vermiglie e un pezzo di corteccia che recava, come se fosse stato inciso direttamente sulla sua superficie, un controincantesimo in runico arcaico a parere dell’esperta che venne consultata.
Ovvio, malgrado fosse piccola a quei tempi, la ragazza così come la stragrande maggioranza dei residenti erano scettici, perplessi, in una certa misura guardinghi…
Di primo acchito, venne quindi bollato come scherzo, un atto goliardico di un possibile manigoldo che non aveva nulla di meglio da fare se non alimentare leggende e false speranze.
Eppure, inaspettatamente, quel dì stesso sorprese tutti… perché sul monte incominciò a cadere la pioggia.
Mentre lei riscendeva a rotta di collo giungendo al piccolo borgo seguita dai suoi amici sotto lo scroscio battente, caso volle che passò di fianco ad un anziano, il quale per un fugace momento la guardò in modo intenso e indecifrabile, per poi volgere la testa verso il monte scoppiando in un pianto a dirotto di pura commozione. 
 

 

La seconda esperienza fu ancor più singolare.
Era cliente abituale di un negozietto che propinava di tutto un po’, statuine di fate, folletti, troll e via discorrendo.
In un giorno come un altro, la proprietaria le confidò tutta esultante di come in un bosco della Toscana, dove a quanto pare viveva una comunità di elementari, si fosse imbattuta in dei piccoli (ancora, esclamerete voi? Ebbene sì) oggettini: le mostrò un tavolino e una specie di abitino.
La ragazza, non credendo a ciò che avevano visto i suoi stessi occhi, la esortò a portare il materiale “trafugato” in un laboratorio per analizzarlo, quantomeno.
Dai risultati emersi, le assi e le gambe del tavolinetto non era stati saldati avvalendosi di comune colla, bensì di resina di pino mentre all’interno, tra i lembi del vestitino, vi erano sì tracce di sudore ma con un’acidità diversa, e pertanto non compatibile, da quella umana o animale.
Fu molto strano per tutti loro.
 

𝐸𝑛𝑐𝑜𝑢𝑛𝑡𝑒𝑟𝑠 𝑎𝑟𝑒 𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑏𝑢𝑡 𝑡ℎ𝑒𝑦 𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙, 𝑎𝑛𝑑 𝑖𝑛 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑠 𝑤ℎ𝑒𝑛 𝑡ℎ𝑒 𝑙𝑖𝑔ℎ𝑡 𝑚𝑒𝑒𝑡𝑠 𝑡ℎ𝑒 𝑑𝑎𝑟𝑘𝑛𝑒𝑠𝑠, 𝑏𝑜𝑡ℎ 𝑠𝑖𝑑𝑒𝑠 𝑤𝑖𝑙𝑙 𝑑𝑜 𝑤𝑒𝑙𝑙 𝑡𝑜 𝑟𝑒𝑓𝑟𝑎𝑖𝑛 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝑟𝑒𝑝𝑒𝑙𝑙𝑖𝑛𝑔 𝑒𝑎𝑐ℎ 𝑜𝑡ℎ𝑒𝑟 𝑏𝑎𝑐𝑘 𝑖𝑛𝑡𝑜 𝑡ℎ𝑒 𝑢𝑛𝑎𝑣𝑜𝑖𝑑𝑎𝑏𝑙𝑒 𝑣𝑜𝑖𝑑 𝑤ℎ𝑖𝑐ℎ 𝑠𝑒𝑝𝑎𝑟𝑎𝑡𝑒𝑠 𝑡ℎ𝑒𝑚. 

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